Nei palazzi della memoria
“…ed eccomi giungere alle distese e ai vasti palazzi della memoria, dove stanno i tesori delle innumerevoli immagini impresse dalla percezione di ogni sorta di cose. Ivi è riposto anche tutto ciò che pensiamo, ampliando o diminuendo o comunque modificando i dati colti dai sensi, e qualsiasi altra cosa vi sia stata affidata e accantonata e che l'oblio non abbia ancora inghiottito e sepolto. Qui giunto posso richiamare tutte le immagini che voglio: alcune si presentano immediatamente, altre si fanno desiderare più a lungo, come si dovessero cavar fuori da ripostigli più segreti, altre ancora irrompono in massa, e mentre chiedo e cerco altro, balzano in prima fila con l’aria di dire "Non siamo noi per caso?" E io le scaccio con la mano del cuore dal volto del mio ricordo, finché ciò che voglio non si snebbia ed esce bene in vista dal nascondiglio. Altre infine sopraggiungono docilmente e in bell'ordine come le chiamo, e le prime cedono il passo alle successive e nel farlo si ripongono pronte a riapparire quando vorrò…
(Nei palazzi della memoria)…si conservano, distinte per genere, tutte le cose che vi sono entrate, ciascuna per il suo ingresso: la luce e tutti i colori e le forme dei corpi attraverso gli occhi, dalle orecchie ogni tipo di suono e tutti gli odori per il varco delle narici e tutti i sapori per quello della bocca, e attraverso la sensibilità del corpo intero, le sensazioni di duro e di molle, oppure di caldo e di freddo, di liscio e di ruvido, di pesante o di leggero, sia internamente che esternamente al corpo stesso. Tutte queste cose la memoria le accoglie nel suo vasto speco e in certi suoi misteriosi e ineffabili meandri per richiamarle quando occorre e riutilizzarle: e ogni cosa penetra in essa per la sua porta particolare e vi è deposta…”
(Sant’Agostino, Confessioni, X, VIII, 12-13, Fondazione Lorenzo Valla)
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