Gesti monumentali: Ise Jingu
All’interno del Santuario di Ise Jingu, in Giappone, i templi sono costruiti in legno di cipresso non trattato, né verniciato e assemblati senza l’utilizzo di chiodi o di altre legature di metallo. La loro sopravvivenza è garantita dalla ricostruzione che ogni 20 anni viene fatta dai sacerdoti scintoisti, depositari del sapere costruttivo che tramandano alle generazioni future insieme alla fisicità dell’edificio e alla tradizione spirituale: “I Giapponesi ritengono che all’interno di una forma architettonica giaccia nascosto, nonostante le trasformazioni intervenute, qualche cosa d’invisibile ereditato dal passato” (Ando Tadao, Le opere, gli scritti, la critica, a c.di F. Dal Co, Electa, Milano, 1994). Un sacerdote scintoista partecipa, nell’arco della sua vita a tre ricostruzioni: a 20 anni come solo osservatore, a 40 come costruttore, a 60 come esperto capo cantiere.
La rigenerazione degli edifici e di tutti gli oggetti in essi contenuti inizia con la cerimonia di purificazione degli operai prescelti, segue il taglio dei 13.200 alberi, che avviene con otto anni di anticipo, quello delle 25.000 fascine di miscanthus che serviranno alla copertura del tetto, quindi la stagionatura, la sagomatura e via,via, la posa dei pilastri, l’erezione delle pareti e, in fine, l’innalzamento della trave di colmo, la cerimonia più importante che coinvolge un enorme numero di sacerdoti.
Gesti e saperi monumentali, forse più di quanto lo siano i templi stessi…i movimenti di centinaia di corpi coordinati alla perfezione, le precise inclinazioni dei tagli, le corrette impugnature delle lame, la giusta forza da imprimere ad una spinta: far di se stessi un utensile, essere l’utensile di una volontà collettiva, che a sua volta è consapevole di essere l’utensile di una volontà superiore…
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