Lo spazio del margine
“Gli antichi greci gli avevano dato un nome –eschatia” propone C. Montepaone (in Lo spazio del margine, Roma, 1999) “una forma, una ritualità in termini di opposizione/relazione alla città. Lo avevano idealmente popolato di figure mitiche dalle caratteristiche significative (…), protagonisti sospesi in disagevoli ingorghi, dalla giovane età, dalle grandi confusioni (…) Lo avevano attribuito ad una categoria per antonomasia, le donne. Ad una condizione politica: i rivolgimenti interni, la stasis, caratterizzata da non continuità, squilibrio, eccesso.”
Il margine, dunque, come luogo ideale della trasformazione, oggettiva e metaforica, della crescita, dell’integrazione, della risoluzione di tensioni generazionali, politiche e sociali. Rappresentando la “liminalità” finalizzata all’integrazione sociale, funzione che si è conservata fino ai nostri giorni, la sintassi del margine si estende fino a comprendere oltre alla categoria dello spazio anche quella del tempo.
Etichette: antropologia, mitologia
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