15 maggio 2008

Cronache dell'estrema soglia: l'aldilà a pedaggio.


L’antichissima usanza di deporre una moneta all’interno delle sepolture in prossimità della bocca o degli occhi del defunto è nota dalle fonti letterarie e dalle evidenze archeologiche. Nel mondo antico la deposizione dell’obolo era parte del rituale funerario, al punto tale che la sua mancanza costituiva una vera e propria eccezione: Strabone ricorda che tale usanza non era praticata ad Ermione, in Argolide, una delle porte di accesso agli Inferi da dove Eracle aveva riportato alla luce Cerbero, giustificando tale mancanza con la breve distanza del viaggio.
La religione cristiana proibiva tassativamente l’uso, che come gran parte delle cose proibite, continuò ad essere regolarmente praticato e lo è tuttora anche in Italia: ad esempio in val Curone e in valle Scrivia, in Piemonte, dove le donne mettono segretamente tre monete nelle tasche del morto, e proprio la segretezza del gesto ne conferma il suo carattere di rito tradizionale.
Sia esso moneta o simbolico pezzo di bronzo che ne fa la funzione, l'obolo che consente al morto di pagare il suo pedaggio per l’aldilà è un fatto razionale o irrazionale?
L'interrogativo potrebbe coinvolgere anche il ben più vasto e sorprendente ambito dei corredi tombali, dalle tomba a fossa alle piramidi e oltre, ma investirebbe però anche l’aspetto ostentativo che nel caso dell’obolo è invece irrilevante.
E' lecito chiedersi se la decisione di stanziare un obolo per avere accesso ad un bene limitato -l’opportunità offerta o negata da Caronte di traghettare il defunto oltre la soglia dell’aldilà- possa rappresentare un atto estremamente razionale conseguente ad una approfondita analisi costi/benefici, che valuta il prezzo da attribuire al rischio che un’anima non traghettata possa tornare nel mondo dei vivi con tutte le terribili conseguenze che diverse culture in diversi orizzonti spazio-temporali hanno attribuito a questa evenienza?

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