29 novembre 2007

Giardino chiuso tu sei...


“Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata.”
(Cantico dei Cantici ,4,12)

Mercoledì 28 novembre 2007 è stata inaugurata a Roma, presso la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme l’opera di Jannis Kounellis "Sipario”, un caleidoscopico cancello che vela e svela nello stesso tempo l’Orto Monastico della Basilica.
“Il sipario - ha commentato Kounellis - crea un ipotetico impedimento, è un sipario dalle cui trasparenze gli attori si vedono. Il dramma non ha mai inizio… non si prevede una fine… che in questo caso la meraviglia della natura, da quel punto di vista/prospettiva della porta, è sempre presente, sempre esposta, in tutte le stagioni, raccolta in quell'angolo, protetta dalle mura aureliane, per sussurrare all'orecchio la sua potenza sul territorio della chiesa di Santa Croce in Gerusalemme nel cuore di una Roma realistica”

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14 novembre 2007

Lo spazio del margine


Nella complessa concezione arcaica dello spazio il margine possiede una complessa specificità spaziale. Perfino il confine tra due territori, che la moderna cartografia ci ha abituato a concepire come una linea, nell’antichità era spazio: “Attualmente da noi un paese confina con un altro; ma non era così quando il suolo cristiano non costituiva che una parte dell’ Europa; intorno a questo territorio esisteva tutta una fascia neutra, divisa praticamente in sezioni, le marche. Esse si sono a poco a poco ritirate, e sono poi scomparse, ma il termine letterale di marca conservò il significato letterale di passaggio da un territorio a un altro attraverso una zona neutra. Le zone di questo ordine svolsero un ruolo importante nell’antichità classica, soprattutto in Grecia; esse erano luogo di mercato o di combattimento….costituite , di solito, da un deserto, da una palude e soprattutto da una foresta vergine in cui si può passare e cacciare in piena libertà”. (A. Van Gennep, I riti di passaggio, Torino 1981).
“Gli antichi greci gli avevano dato un nome –eschatia”
propone C. Montepaone (in Lo spazio del margine, Roma, 1999) “una forma, una ritualità in termini di opposizione/relazione alla città. Lo avevano idealmente popolato di figure mitiche dalle caratteristiche significative (…), protagonisti sospesi in disagevoli ingorghi, dalla giovane età, dalle grandi confusioni (…) Lo avevano attribuito ad una categoria per antonomasia, le donne. Ad una condizione politica: i rivolgimenti interni, la stasis, caratterizzata da non continuità, squilibrio, eccesso.”
Il margine, dunque, come luogo ideale della trasformazione, oggettiva e metaforica, della crescita, dell’integrazione, della risoluzione di tensioni generazionali, politiche e sociali. Rappresentando la “liminalità” finalizzata all’integrazione sociale, funzione che si è conservata fino ai nostri giorni, la sintassi del margine si estende fino a comprendere oltre alla categoria dello spazio anche quella del tempo.

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02 novembre 2007

Fame da morti


Quanno so' morto copreme de pizze,
fammelo un cuscinetto de ricotte
e 'na coperta de tutt'ova fritte.
Le Sante Torce fussero sarcicce
e l'Acqua santa de quer Greco forte,
la sepportura fusse 'na porchetta.
Dio, che morte felice sarebbe questa!

(Canzone romana, primi del '900)

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