La soglia della superstizione.
"Non è raro il caso che una credenza, congeniale ad una determinata civiltà, venga ad assumere in una civiltà diversa il carattere di superstizione. Essa appare allora un errore religioso, un pregiudizio... Ma se queste superstizioni, questi pregiudizi, esistono, vivono e operano, suppongono un pensiero che ancora li accoglie”. (G. Cocchiara, "Il paese di cuccagna", Torino, Einaudi, 1957).
Gli autori antichi tramandano numerosi comportamenti scaramantici che si svolgevano in prossimità della soglia, citandoli a volte in tono deplorevole, altre invece, documentando con estrema naturalezza le loro stesse abitudini. La soglia non andava mai varcata con il piede sinistro (Silio Italico, VII 172, Petronio 30), ed era cattivo presagio inciamparvi (Cicerone, de div, 2,40,84; Tibullo, I 3, 19; Ovidio, Met. 10,452), le spose dovevano infatti ungere la soglia con grasso di maiale, (Servio, Aen, IV, 458; Isidoro, IX 7, 12), scrivere ARSEVERSE sulla soglia scongiurava il pericolo degli incendi (Afranio in Festo, p. 18 M), un gufo entrato accidentalmente in un casa veniva inchiodato sulla porta (Apuleio, L’asino d’oro), una barba di lupo appesa alla porta teneva lontane le fatture d’amore (Plinio il Vecchio, XXVIII 157, Orazio, sat. I 8, 42).
Molti anni dopo Mefistofele non riuscì a varcare la soglia dello studio di Faust, perchè non poteva superare il pentacolo inciso sulla soglia. Quello stesso simbolo che ancora oggi viene inciso sul legno dell’ architrave dei rifugi alpini, che accolgono anche bucrani di montone e mazzi di cardi spinosi, quasi una dimostrazione che i rimedi escogitati dal mondo antico siano ancora efficaci, ma che soprattutto le soglie moderne siano popolate, ora come allora, dalle stesse presenze.
Nei paesi della Valle dell’Aniene, a pochi chilometri da Roma, gli anziani ricordano che la notte del 24 dicembre si credeva che le streghe tentassero di entrare nelle case per fare del male ai bambini, che dormivano incustoditi, poiché gli adulti andavano alla messa di mezzanotte. Per evitare questo, si provvedeva a chiudere ogni accesso alle case, tappando con la stoppa i buchi delle serrature e incrociando due scope dietro l’uscio: si credeva infatti che, così facendo, si obbligasse la strega a contarne i fili se voleva passare. I contadini proteggevano le stalle con immagini di santi e con "cardozzi", cardi spinosi selvatici, al cui centro era collocato un corno dipinto di rosso. Tradizioni che sopravvivono nell’ uso delle piccole scope decorate vendute come gadget natalizi, o dei corni portafortuna, hanno quindi radici storiche molto antiche: le strigae che Carna scacciava con il ramo di spina alba, tornano nella notte in cui nasce Gesù Cristo, Bambino per eccellenza, e fuggono davanti alla spine dei cardi ed al pericolo di attardarsi a contare i fili di saggina della scopa (Deverra) appoggiata dietro la porta.
Molti anni dopo Mefistofele non riuscì a varcare la soglia dello studio di Faust, perchè non poteva superare il pentacolo inciso sulla soglia. Quello stesso simbolo che ancora oggi viene inciso sul legno dell’ architrave dei rifugi alpini, che accolgono anche bucrani di montone e mazzi di cardi spinosi, quasi una dimostrazione che i rimedi escogitati dal mondo antico siano ancora efficaci, ma che soprattutto le soglie moderne siano popolate, ora come allora, dalle stesse presenze.
Nei paesi della Valle dell’Aniene, a pochi chilometri da Roma, gli anziani ricordano che la notte del 24 dicembre si credeva che le streghe tentassero di entrare nelle case per fare del male ai bambini, che dormivano incustoditi, poiché gli adulti andavano alla messa di mezzanotte. Per evitare questo, si provvedeva a chiudere ogni accesso alle case, tappando con la stoppa i buchi delle serrature e incrociando due scope dietro l’uscio: si credeva infatti che, così facendo, si obbligasse la strega a contarne i fili se voleva passare. I contadini proteggevano le stalle con immagini di santi e con "cardozzi", cardi spinosi selvatici, al cui centro era collocato un corno dipinto di rosso. Tradizioni che sopravvivono nell’ uso delle piccole scope decorate vendute come gadget natalizi, o dei corni portafortuna, hanno quindi radici storiche molto antiche: le strigae che Carna scacciava con il ramo di spina alba, tornano nella notte in cui nasce Gesù Cristo, Bambino per eccellenza, e fuggono davanti alla spine dei cardi ed al pericolo di attardarsi a contare i fili di saggina della scopa (Deverra) appoggiata dietro la porta.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home