02 aprile 2009

Etruscan places



“Oltrepassammo il ponte: in fondo al selciato, il muro basaltico del castello ci sbarrava il passo e la cavallina sembrava andare a sbatterci contro il muso. La stradicciola, tuttavia, girava a sinistra, passando sotto l’arco di una porta…Superammo di qualche metro il rudere e scendemmo su uno spiazzo erboso che si affacciava sul burrone.
Era un posto meravigliosamente romantico.
L’antico ponte innalzato per la prima volta dagli etruschi di Vulci in blocchi di tufo nerastro, si leva nell’aria strano e curvo come una bolla. Una quarantina di metri più sotto, in fondo al burrone pieno di rovi, scorre il torrente, mentre il ponte si staglia nel cielo come un solitario arcobaleno nero, con lo spicco di una forma perfetta da lungo tempo dimenticata…
Addossata al ponte da questo lato, c’è la nera costruzione del castello quasi tutto diroccato, con sterpaglie che spuntano fuori dagli spalti e dalla cima della torre…Tutto intorno c’è un senso di vuoto particolare…”

(D.H. Lawrence, Paesi etruschi, Nuova Immagine Editrice, Siena 1985)

Il ponte della Badia di Vulci è uno dei tanti “ponti del Diavolo” toponimo molto comune, come comune è la storia che per ciascuno di essi si racconta: costruttori di ponti o viandanti che per riuscire a superare l’ostacolo posto dal fiume, chiedono aiuto al diavolo. Il Diavolo accetta e chiede tradizionalmente in cambio l’anima della prima creatura che lo attraverserà, restando poi gabbato dall’astuzia dell’antagonista, spesso un santo, che sempre riesce a far traversare il ponte ad un cane, ad un gatto, o addirittura ad una forma di formaggio.
 
Si dice che il ponte di Vulci costò al diavolo tanta fatica da costringerlo ad asciugarsi il sudore con un fazzoletto che è rimasto là, racchiuso in una delle stalattiti pendenti ai lati del ponte stesso.

Le fonti più autorevoli sull’argomento sono Mircea Eliade (I Riti del costruire. Jaca Book, 1990) e Anita Seppilli (Sacralità dell’acqua e sacrilegio dei ponti, Sellerio 1977), ma,  solo per  appassionati di raffinata fantarcheologia rigorosamente made in Italy c'è anche dell'altro...


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