27 giugno 2007

“Non è più tempo di parlare si deve entrare subito. Preghiamo prima gli dei nostri padri, che sono qui sulla soglia” (Sofocle, Elettra)


Mircea Eliade, nell’ambito degli studi sul simbolismo arcaico analizza i rituali che si svolgono sulla soglia delle abitazioni: “Il passaggio della soglia domestica è accompagnato da una serie di riti: ci si inchina, e ci si prostra di fronte ad essa, la si sfiora con un pio gesto della mano…La soglia ha i suoi custodi… ”(M. Eliade, Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri 2006)
L’atto di penetrare in un luogo passando attraverso una porta implica un patto solenne con lo spazio interno ed è, infatti, difficile prendere alla lettera Plutarco quando afferma che i Romani consideravano sacre le mura ma non le porte, perché essendo destinate al passaggio in generale dovevano permettere anche il passaggio di defunti e cose impure. Al contrario i Digesti affermano che “…sia le porte che le mura…entrambe ricadono sotto le leggi sacre”. (Gaio, Institutiones, I, 8, 1) Andando oltre i diversi pareri sulla sacralità delle porte, è invece accertato che, dovendo queste consentire il passaggio attraverso le mura, luogo interdetto e minaccioso della tutela della città, erano affidate a divinità tutelari con finalità evidentemente apotropaiche.
Servio in Vergilii Aen., I, 422 afferma che le porte dovevano essere tre, dedicate alla triade di origine etrusca formata da Giove, Giunone e Minerva, ma sappiamo anche che nell’impianto urbanistico quadripartito, basato sull’incrocio ortogonale tra cardo e decumanus, ne erano previste quattro.
Altre divinità avevano cura di questo delicatissimo punto che concentra in sé tutta la pericolosità del contatto tra spazi, entità e realtà diverse. Le porte della città erano affidate a Giano. Dice Dumezil (G. Dumézil, La religione romana arcaica, BUR 2001):
“Vi sono in realtà due modi di intendere gli inizi: possono essere “nascita”, e in tal caso appartengono a Giunone, oppure “passaggio” da uno stato all’altro, e allora appartengono a Giano; da ciò derivano i rapporti e le confluenze tra Giunone e Giano. Mentre però la prima concezione è applicabile solo a taluni inizi, la seconda vale senza difficoltà per tutti, anche per i più astratti: donde la prevalenza di Giano nella funzione. Giano è patrono degli inizi, intesi in tal modo, non solo nell’azione religiosa, ma anche nello spazio, nel tempo, nell’essere”.