Nel
"Libro tibetano dei morti", precisamente nel sesto giorno delle visioni delle divinità pacifiche, appaiono i quattro custodi del
mandala. Sono divinità protettrici dall’indole semicollerica che sorvegliano l’accesso alle quattro porte del mandala ed alle relative quattro regioni cosmiche.
Le loro sembianze sono umane, il volto è adirato e posseggono il
terzo occhio, l’occhio della conoscenza superiore:
Vijaya è il custode bianco che sorveglia la porta orientale, unito in polarità tantrica alla sua consorte
Vajrankusi: attributi di Vijaya sono una
kapala ed una campana, Vajrankusi porta invece un uncino di ferro.
In corrispondenza della porta meridionale compare tra rosse fiamme, in piedi su un fiore di loto, l’adirato Yamantaka, di colore giallo con la sua compagna Vajrapasi: Yamantaka ha nelle mani un laccio e una campana.
La porta occidentale è custodita dalla coppia
Hayagriva, il custode rosso, e
Vajrasrnkala. Hayagriva ha una testa di cavallo tra i capelli e regge una catena di ferro, o una clava avvinghiata da serpenti e la campana. La coppia verde
Amrtakundalin e
Vajraghanta, sorveglia la porta settentrionale, armata di
vajra a forma di croce e di campana.
Dettagli a parte, il Mandala è per me il più sofisticato sistema a livello simbolico creato dall'uomo per rappresentare la complessità del mondo e dell'universo intero.
C'e dentro il riferimento all'energia nelle quattro forme; c'è la trasformazione dell'energia in materia; ci sono gli elementi chimici; c'è la materia che evolve e diventa vita; c'è la struttura del dna; c'è la mappa del tempo; ci sono le epoche e le stagioni; ci sono le funzioni della mente; c'è come il pensiero diventa storia e come la storia diventa polvere; ci sono i complessi psicologici ed il loro divenire società; c'è lo specchio di ognuno; c'è l'esterno e c'è l'interno; c'è l'espansione dell'universo e la sua contrazione; c'è la creazione e l'entropia; c'è il principio e, contemporaneamente, la fine.
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