Diario di una Ricerca Antropoarcheologica sul Simbolismo della Porta
28 settembre 2008
Sacra itinera -2
Roma, 10 novembre 1786.
"Vivo ora in una luminosità ed una quiete di cui avevo da molto tempo perduta ogni traccia. La mia antica abitudine di vedere e dì leggere le cose come esse sono, la mia costanza nel lasciarmi guidare solo dagli occhi, la mancanza in me d'ogni preconcetto, hanno campo d'esercitarsi ogni giorno e mi rendono beatamente felice. (...) Questa sera sono salito al Palatino, sulle mine del palazzo dei Cesari, mine che s'ergono come pareti di roccia. E impossibile dame un'idea anche lontana. Qui non c'è niente di meschino, tutto è grandioso, e se anche qualche cosa qua e là non è bella o è banale, tutto concorre alla grandiosità complessiva. Quando ora mi riconcentrò in me stesso, e lo faccio volentieri in simili circostanze, provo una sensazione che mi rende incomparabilmente felice, tanto che ho perfino il coraggio di esprimerla. Chi si guardi intorno qui, con serietà e con occhi che sappiano vedere, deve necessariamente acquistare un concetto della solidità che non poteva avere prima. Lo spirito viene portato alla forza e raggiunge una serietà gaia e senza aridità. A me sembra, per esempio, di non aver mai ammirato le cose di questo mondo così giustamente come ora. E mi rallegra già il pensiero delle benefiche conseguenze che ne risentirò per tutta la vita."
Ora sia il tuo passo piú cauto: a un tiro di sasso di qui ti si prepara una più rara scena. La porta corrosa d'un tempietto è rinchiusa per sempre. Una grande luce è diffusa sull'erbosa soglia. E qui dove peste umane non suoneranno, o fittizia doglia, vigila steso al suolo un magro cane. Mai piú si muoverà in quest'ora che s'indovina afosa. Sopra il tetto s'affaccia una nuvola grandiosa.
La vita è un continuo varcare soglie, passando da una fase all’altra: nascita, pubertà sociale, matrimonio, paternità-maternità, progressione di classe, specializzazione di occupazione... morte. Tutte circostanze che fanno passare l’individuo da una stanza all’altra, dal momento del primo ingresso nell’edificio, con la nascita, e attraverso una serie di passaggi intermedi, fino all’uscita che avviene con la morte, ma che può costituire, a sua volta, passaggio verso altri edifici, trasformando l’intero percorso effettuato durante la vita in una tappa verso l’aggregazione al mondo ultraterreno.