Il tema della serenata davanti alla porta chiusa, o paraklausithyron, fu molto in voga nella poesia amorosa a partire da quella ellenistica o addirittura arcaica, ricordo un frammento di Anacreonte che diceva pressappoco così:
Ho mangiucchiato una briciola di focaccia
Ho tracannato un intero orcio di vino fino al fondo
Ed ora con la cetra, canto una serenata alla mia bimba.
E l’ exclusus amator di Asclepiade di Samo, ardente di passione sullo sfondo un paesaggio quasi romantico: Lunga è la notte, è già inverno, s'inclina alle Pleiadi il cielo;
ed io molle di pioggia m'aggiro alle sue porte,
preso da brama per quella bugiarda;
chè Cipride inflisse in me feroce dardo di fuoco e non amore.
Ma è l’immortale comicità di Plauto, nel Curculio, che riesce ad arricchire la scena di due personaggi inaspettati: due pigri chiavistelli sordi alle suppliche del povero innamorato che, pazzo d’amore, li implora come fossero esseri animati, di saltare via per lasciare che la porta della bella e crudele amata si apra.
Si tratta della nota “Serenata ai Pessuli” del Curculio, atto I scena III, che traduco liberamente:
Pessuli, heus, pessuli, vos saluto lubens,
vos amo, vos volo, vos peto atque obsecro:
gerite amanti mihi morem, amoenissumi,
fite causa mea ludii barbari.
Sussilite, obsecro, et mittite istanc foras,
quae mihi misero amanti ebibit sanguinem.
Hoc vide, ut dormiunt pessuli pessumi,
nec mea gratia commovent se ocius!
Chiavistelli, o Chiavistelli, vi saluto festante,
vi amo, vi bramo, vi prego e vi supplico,
soccorrete al mio amore, o dolcissimi,
diventate per me saltellanti ballerini! Saltate su, vi supplico, e fatela uscire dalla porta,
colei che a me, disperatamente innamorato, sta succhiando la vita!
Ma guardali come dormono, Chiavistelli Cattivelli,
non ci pensano proprio a smuoversi per me!
Dunque, altre “presenze” ad affollare il popoloso mondo della soglia….