08 giugno 2008

Cronache dell'estrema soglia: l'occhio finestra dell'anima.



Su entrambi gli occhi del Cristo della Sindone sono stati rilevati i segni evidenti lasciati da 2 monete romane dell' epoca: sull'occhio destro un dilepton lituus emesso da Ponzio Pilato nell' anno XVI di Tiberio e sull'occhio sinistro un lepton simpulum emesso nell' anno XVI di Tiberio (N. Balossino, L' Immagine della Sindone , Torino, Elle di Ci - Leumann , 1997 , pp. 35 e 37 ). Alla singolare (in questo caso inaspettata...) presenza dell'obolo per il passaggio si aggiunge la particolarità della collocazione: le monete erano poste sugli occhi, per chiuderli.
L'usanza di chiudere gli occhi del cadavere, nota da migliaia di frame di film polizieschi in cui la mano professionalmente pietosa del coroner abbassa le palpebre dopo avere indagato le pupille con una piccola torcia a pile, è presente fin dall'antichità. Nella Grecia antica si pensava che, chiudendo gli occhi, l'anima,che aveva sede nella pupilla, fosse resa libera, ma se il defunto era destinato ad una pira gli occhi dovevano essere ben aperti per vedere il cielo. Presso gli antichi Romani era una donna, posta dietro il defunto disteso sul letto, a porre le mani sui suoi occhi. Lo storico latino Valerio Massimo, all'inizio del I secolo a.C., attribuiva alle figlie il dovere supremo della chiusura degli occhi ai genitori.
Un uso singolare, che riguarda però solo i morti anziani, arriva dalla Scandinavia ed è di qualche secolo fa: il volto del cadavere veniva coperto con un panno e le sue palpebre erano chiuse senza guardarlo. Diversamente, ben presto sarebbe morto un parente.
In Sardegna, in alcune comunità in provincia di Nuoro, ad esempio, si registra, ancora verso la fine del 1800, un particolare comportamento: la più stretta parente del morto, dopo aver acceso una candela benedetta, gli fa con questa il segno della croce e gli chiude le labbra. Questo perché si ritiene che, uscita l'anima, scappino dalla bocca dell'estinto i segreti di famiglia e vadano proprio a cacciarsi negli orecchi dei presenti ignari.

“L’occhio, che si dice finestra dell’anima, è la principale via donde il comune senso può più copiosamente e magnificamente considerare le infinite opere della natura” 

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05 giugno 2008

Cronache dell’estrema soglia:lo Psycomanthium


"Con questo nome viene indicato un luogo, una stanza, completamente scura con uno specchio al suo interno, dove una persona, osservando nella quasi totale oscurità lo specchio, può ottenere come fenomeno quello di vedere o percepire una persona defunta…una porta che apre la mente verso nuove strade o dimensioni. La particolarità consiste nel vedere, sentire, percepire anche a livello tattile il defunto."
Questa la descrizione di Giacomo Leaci, psicologo e blogger (psycomanteium.myblog.it) che prosegue dettagliando l'esperienza di passaggio di cui sembra aver parlato per la prima volta Raymond Moody, medico-filosofo-psicologo americano esperto di fenomeni di pre-morte e autore di una nutrita bibliografia sull'argomento, che ha realizzato uno Psycomanthium negli Stati Uniti, nell’ambito di alcuni studi sull’elaborazione del lutto e sulla possibilità di utilizzare le proiezioni mentali nella gestione del dolore.
Il cinema ha recentemente illustrato al grande pubblico una esperienza di passaggio attraverso lo Psycomanthium: il commovente quanto inquietante incontro tra Harry Potter ed i genitori defunti ad opera di uno specchio ingenuamente chiamato "specchio delle brame"...

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