31 maggio 2007

Roma, pochi anni or sono....


Le più antiche attestazioni di deposizioni in prossimità di una porta, con oggetti e relativi, probabili, sacrifici, animale in un caso, ed umano nell’altro, sono, in ambito italico, quelle emerse presso la porta, interpretata come Porta Mugonia, nel muro che cingeva la pendice nord del Palatino, durante gli scavi condotti dall’Università La Sapienza sotto la direzione del Prof. A. Carandini.
Del muro è stato possibile documentare le fasi a partire dallo scavo della fossa di fondazione, in cui sono stati rinvenuti grandi massi di tufo lionato adoperati inizialmente per segnare il percorso della cinta e la posizione delle porte e fatti poi rotolare all’interno della fossa di fondazione una volta scavata.
La struttura era realizzata in terra, pietra e legno: un muraglione, o piuttosto un vallo, formato da un cumulo di terra e pietrame con elementi lignei associati, di cui sono emersi un bastione e la metà orientale di una porta. I frammenti di dolia trovati nella fossa di distruzione del muro hanno fatto supporre che pezzi di grossi dolia garantissero alla struttura la protezione dal dilavamento. Subito all’esterno del muro si trovava una strada di cui è stato rinvenuto un tratto di acciottolato. La collocazione della porta è stata ricostruita a lato del bastione grazie al ritrovamento della fossa di spoliazione della soglia.
Il materiale ceramico rinvenuto negli strati relativi alla fondazione del primo muro, del bastione, del varco e della porta, è riferibile all’età del ferro avanzata (VIII sec. a.C.) e solo pochi frammenti sono riconducibili con certezza agli anni finali della fase laziale III – terzo quarto dell ‘VIII sec – mentre il deposito trovato sotto la soglia costituisce un terminus ante quem per la realizzazione della porta intorno al 730-720 a.C.
La realizzazione del deposito sotto la soglia conferma ed evidenzia l’enorme valenza sacrale del contesto murario Palatino ed in maniera particolare delle aree deputate al passaggio: la fossa venne scavata prima di collocare la soglia, in posizione trasversale rispetto all’ingresso ed è scavata nella parte interna al lato del bastione. Benché all’interno della fossa non sia attestata la presenza di reperti ossei, la forma rettangolare, le dimensioni, l’orientamento est/ovest, il tipo di oggetti rinvenuti e la loro disposizione rappresentano un eclatante riferimento simbolico alla deposizione di una fanciulla.
Il corredo consiste in tre vasi deposti sul fondo e raggruppati nella parte occidentale della fossa, nella posizione classica ai piedi del defunto -una coppa integra italo-geometrica con tracce di bande orizzontali rosse, un sonaglio piriforme, integro e sempre in ceramica italo geometrica a bande orizzontali rosse, elemento frequente in contesto funerario che orienta l’età del defunto tra i 15 e i 20-25 anni, una tazza in impasto bruno ricostruibile quasi integralmente, una fibula ad arco rivestito a forma di losanga, posta al centro della fossa, ipoteticamente sul torace dell’inumato, (che proprio dalla presenza di questo tipo di fibula è probabilmente di sesso femminile), una seconda fibula simile alla prima ed un disco di osso sono stati trovati durante la setacciatura. Tutti gli oggetti erano stati coperti da uno strato di terra bruna, poi da un deposito di scaglie di tufo rosso, la fossa era stata quindi sigillata da un sottile strato di argilla.
Una stratigrafia complessa, ma chiarissima: una serie di reperti simbolici e una sequenza di gesti rituali. Solo dopo aver realizzato il deposito fu possibile allestire la soglia della porta.